Chi siamo

Diacons è una associazione che ha lo scopo di pensare promuovere e gestire diverse e articolate iniziative e sviluppare strumenti, soprattutto attraverso una piattaforma web interattiva, per sviluppare l’informazione, il confronto, le azioni e l’organizzazione dei cittadini consumatori attivi nel mercato e più in generale nell’economia. Con la finalità di ridurre l’asimmetria informativa tra produttori e consumatori, promuovere una maggiore democrazia economica, dare impulso allo sviluppo sostenibile sia in ambito sociale che ambientale. I cittadini consumatori sono la parte essenziale del mercato, sono la domanda che alimenta la produzione di ogni bene e servizio. Ognuno di noi, con gli strumenti necessari, può esercitare un ruolo decisivo sugli orientamenti dell’economia, della produzione e dei decisori pubblici, attraverso le scelte di consumo, di investimento e con le opinioni che si possono esprimere sui prodotti, sulle aziende, sui marchi, sui comportamenti delle amministrazioni pubbliche.
Negli ultimi anni gli sviluppi delle tecnologie informatiche e del web hanno generato impressionanti cambiamenti, praticamente in quasi tutti gli ambiti delle attività e della vita umana. Queste tecnologie e applicazioni, che sono ancora lontane dall’aver esaurito il potenziale innovativo, stanno determinando mutamenti epocali. In questo contesto si colloca la nostra azione, consapevoli che il balzo innovativo che stiamo vivendo può fornire anche decisive forme di maggiore conoscenza e partecipazione, ampliando il potenziale democratico anche nella ambito del mercato e dell’economia. In particolare si intende principalmente sviluppare un ambiente web interattivo con varie piattaforme alle quali tutti i cittadini possono partecipare sia alla formazione che allo sviluppo. I cittadini consumatori tutti potranno quindi utilizzare tali strumenti per informarsi, diffondere le proprie idee, condividere con altri azioni comportamenti e giudizi sia come singolo cittadini sia in forma organizzata. In questo modo si avrà un maggior accesso alla conoscenza da parte di un numero sempre più grande di persone, si contribuirà alla riduzione delle asimmetrie informative e si darà la possibilità di partecipare, attraverso una co-generazione di valore, alle scelte di civiltà e di benessere per tutti.

Visione Diacons

L’idea nasce dall’esigenza di sviluppare meglio tutte quelle opportunità e quelle azioni che possono rendere il cittadino consumatore partecipe delle scelte e degli indirizzi di carattere economico, della produzione e distribuzione del beni e dei servizi, di orientamento politico e dell’etica pubblica. Da lungo tempo si discute sulla forza che i cittadini consumatori potrebbero avere sul mercato, esercitando le scelte di consumo consapevole e attivo e giudicando i prodotti, i marchi, le aziende, i professionisti e le attività e i comportamenti dell’amministrazione e dei servizi pubblici. Le difficoltà a esercitare un minimo di potere partecipativo organizzato su determinati obiettivi compresi quelli dei diritti, ha reso i cittadini consumatori praticamente incapaci di diventare un soggetto sociale considerato e politicamente incisivo. Secondo alcuni questo deriva dalla “leggerezza” intrinseca del consumatore in quanto portatore di interessi deboli, altri sostengono che l’atomismo delle scelte di consumo e l’induzione agli acquisti generato dalla pubblicità rendono difficile se non impossibile organizzare e indirizzare i comportamenti di consumo. Zygmunt Bauman ritiene comunque che: oggi viviamo in una società globale di consumatori. Gli schemi di comportamento dei consumatori influenzano inevitabilmente tutti gli altri aspetti della nostra esistenza, lavorativa e famigliare inclusa. Stefano Zamagni scrive: I consumatori adeguatamente auto-organizzati possono diventare partner attivo nel processo di programmazione della produzione e nell’adozione delle conseguenti scelte strategiche. Leonardo Becchetti aggiunge: … voglio essere ricordato con un epitaffio sulla mia lapide, dove si dice che ho lavorato e lottato per il “voto con il portafoglio”. Ovvero il potere enorme che abbiamo (ma che usiamo ancora in piccola parte) di influenzare il mercato, premiando le imprese che sono all’avanguardia nella sostenibilità sociale e ambientale. Questi e tanti altri economisti e sociologi sostengono che in una economia dove la produzione di beni materiali è superiore alla domanda degli stessi, e il costo marginale dei beni tende costantemente a ridursi (Jeremy Rifkin), le scelte di consumo e i giudizi dei cittadini consumatori saranno sempre più centrali e decisivi. Ora, se questa forza del consumatore sul piano teorico è molto convincente, su quello pratico, almeno fino a qualche anno fa, sembrava impossibile da realizzare. Quello che ha permesso negli ultimi anni di dare concreto sviluppo al nuovo paradigma partecipativo del cittadino è stato internet 2.0 e in particolare la possibilità attraverso le varie modalità interattive del web e soprattutto dei social network, di poter interagire in modo pressoché illimitato con una moltitudine di persone e con le amministrazioni e le aziende stesse. Nell’ambito del mercato, attraverso i nuovi mezzi interattivi, il consumatore praticamente è in grado di co-generare la propria esperienza di consumo e condividerla con gli altri. Il marketing si muove sempre meno con un target (obiettivo), si misura invece attorno ai mercati di forum, ossia percependo le opinioni che si generano nella rete tra persone che condividono lo stesso interesse, e le imprese sono costrette a definire le aspettative insieme ai consumatori, in un rapporto di co-generazione di valore, in collaborazione orizzontale con gli altri consumatori. Se questo nuovo modello di relazioni tra cittadino e imprese tendente a coinvolgere preventivamene il consumatore nelle scelte di produzione, di servizi e di consenso, è ben presente nelle politiche di molte imprese e tende ad allargarsi in modo esponenziale, questa pratica è ancora poco diffusa nelle politiche dei decisori pubblici, e inspiegabilmente quasi assente nelle grandi e piccole organizzazioni sociali. Infatti le organizzazioni sociali sono ancora modellate culturalmente e organizzativamente secondo gli schemi novecenteschi che interpretano il contesto, la condizione o l’interesse degli individui in modo rigido e fisso nel tempo, senza rendersi conto che oggi le persone possono contare su una moltitudine di opportunità, agiscono su piani diversi di interesse con una percezione individuale mobile, e poco uniformata alle opinioni e alle scelte di gruppi sociopolitici. Questi gruppi sociopolitici non riescono ancora a realizzare che la nuova principale agorà è il web. In Italia ogni giorno hanno accesso a internet 50 milioni di persone su Facebook sono registrati oltre 30 milioni di profili, i collegamenti con i dispositivi mobili hanno superato da qualche tempo quelli fissi. Praticamente la quasi totalità dei giovani e un numero sempre maggiore di meno giovani, vive una vita connessa e lo smartphone è diventato una protesi della nostra esistenza. Questa situazione non è priva di pericoli, di limiti (che qui non è il caso di approfondire) e come dice Umberto Eco, sulla rete ci sono anche schiere di imbecilli. Tale realtà comunque è solo lo specchio della variegata, multiforme e complessa società e vita reale, fatta di un insieme di individualità e di gruppi che riportano su internet in modo libero, indipendente la loro essenza e la loro visione di vita, spesso in modo più disinvolto e franco che nelle relazioni normali. La forza del web interattivo sta nel dare a tutti e in ogni momento, la possibilità di esprimere il proprio desiderio di esserci, di stare in relazione con gli altri, di poter in qualche modo essere presente, apparire, non passare inosservato, non essere solo, anche a costo di rinunciare alla privacy. Questo rende, le varie forme interattive di internet, strumenti irresistibili di realizzazione personale. La sfida quindi consiste nell’individuare e promuovere, in questo fluire ininterrotto di relazioni, di idee, di opinioni e di comportamenti, punti di riferimento etici, di solidarietà, di equità, di responsabilità, di sostenibilità sociale e ambientale e organizzare tali fondamentali valori per migliorare la qualità della vita di tutti e favorire il progresso civile.